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di Davide Venza

Niente maggioranza per il presidente del Consiglio

Oggi in mattinata il premier Mario Draghi si è incontrato col Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per presentare le sue dimissioni. Sembrava tirare un’aria di ottimismo, ma il voto di ieri ha eliminato qualsiasi tipo di speranza. Il senato, infatti, conferma la fiducia al governo approvando la risoluzione presentata da Pier Ferdinando Casini, sulle comunicazioni del presidente del Consiglio, con 95 voti a favore e 38 contrari. Di conseguenza Mario Draghi ha ottenuto la fiducia, ma di fatto non ha più la maggioranza, dato che mercoledì 20 luglio, Lega, Forza Italia e M5s non hanno votato per l’ex presidente della Bce. Mario Draghi ha dichiarato che  rimarrà in carica per il disbrigo degli affari correnti, fino all’arrivo del nuovo governo dopo le elezioni politiche.

“Anche i banchieri hanno un cuore”

Visibilmente commosso il premier Draghi, prima di rassegnare le dimissioni per la seconda volta in una settimana, ha fatto un discorso molto breve alla Camera: “Grazie per questo applauso, certe volte anche il cuore dei banchieri centrali viene usato. Grazie anche per il lavoro svolto. Alla luce del voto espresso mercoledì sera dal Senato chiedo di sospendere la seduta per recarmi dal presidente della Repubblica per comunicare le mie determinazioni”. L’assemblea, che lo aveva già accolto con una standing ovation, lo ha salutato con un forte applauso.

Caos ed elezioni anticipate

Una volta caduto il tanto voluto governo di unità nazionale, con una crisi di governo in atto e lo spread che continua a salire, è impellente il bisogno di fare chiarezza, riportando il paese ad una condizione di stabilità. Ad avviare l’iter previsto dalla Costituzione italiana, ci dovrà pensare Sergio Mattarella. Il primo passo che andrà fatto sarà quello di sciogliere le Camere, indicendo così delle nuove elezioni. Per decidere la data è necessario combinare le date di tutto l’iter previsto dalla Costituzione. In base all’articolo 61, le elezioni vengono indette con decreto del governo entro 70 giorni dopo lo scioglimento delle Camere. Una data plausibile sembra, quindi, quella del 18 settembre.

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