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Sindaco menzognero

Giulia Argiroffi, questa mattina al Time Magazine, ha ribadito le accuse per quello che definisce un ‘Sindaco menzognero’ in virtù di quanto dichiarato e non fatto per l’inesistente Rambla palermitana. Bugie, quelle sottolineate dalla consigliera comunale di Oso, perpetrate anche dal vice Giambrone già a partire dal maggio del 2019.

La Rambla che non c’è

La storia parte da alcune dichiarazioni del sindaco Leoluca Orlando che, commentando le immagini di quelle che sarebbe diventato in futuro via Amari. Orlando ha parlato della Rambla palermitana, del progetto redatto dalla Camera di Commercio e dei lavori che sarebbero iniziati nel giro di poche settimane. Il Sindaco si è spinto anche oltre, racconta Giulia Argiroffi, ed ha fissato a luglio del 2020 la data di consegna dell’opera alla Città. Proprio la consigliera di Oso, non vedendo partire alcun cantiere nei mesi successivi, si è più volte interrogata sulla veridicità di quelle dichiarazioni, fino ad arrivare al dubbio che in realtà non esistesse alcun progetto Rambla.

Il Sindaco non capca puà anche andarsene

La richiesta di accesso agli atti

Sindaco menzognero
Richiesta di accesso agli atti

Per questa ragione, Giulia Aargiroffi ha più volte, nel corso dei mesi, fatto richiesta di accesso agli atti per scoprire dove fosse finito il progetto redatto dalla Camera di Commercio e perché l’amministrazione non avesse mai fatto partire alcun cantiere. La risposta è arrivata solo dopo la terza richiesta e a seguito di minaccia per iscritto, tramite un avvocato, di ricorrere alla giustizia in caso di ulteriore mancata risposta nei termini di legge.

“Questa amministrazione, allo stato attuale non è in possesso del progetto di massima redatto dalla Camera di Commercio”. Così si legge nel documento del Comune di Palermo. Da qui la conclusione della Aargiroffi sul Sindaco che si sarebbe espresso sulla falsa riga del ‘sentito dire’ e la definizione di Sindaco menzognere: il progetto, se esiste, non è mai arrivato in Comune!

L’amara conclusione

“Alla fine – ha raccontato la Argiroffi al Time Magazine – quello che doveva essere un maestoso progetto, è diventato una ‘convenzione’ tra Amministrazione e Camera di Commercio. La prima ha pagato gli arredi urbani e la seconda i colori da utilizzare nell’opera. Questa è la loro idea di progetto – ha commentato la Argiroffi – la massima espressione di questa Amministrazione”.

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