PALERMO, AGGREDITO PER IL VACCINO
Corsa per il siero, corsa contro il tempo e, a volte, contro le regole del vivere civile.
Accade anche questo a Palermo: che un membro della Protezione civile venga preso a calci e pugni dal becero di turno che però di turni non vuole sentir parlare.
Perché rispettare una fila, in certi angoli del palermitanismo, è impresa da supereroi della civiltà.
Il fatto, che sembra di fantasia e invece affonda le radici nel reale, è accaduto ieri alla Fiera del Mediterraneo di Palermo, tra i principali poli dedicati alla vaccinazione anti-Covid nel capoluogo siciliano. Lo ha raccontato Mario La Rocca, dirigente generale della Sanità, che offre una narrazione allarmante della condizione di lavoro in Fiera, tra ritmi serrati, attese infinite e pazienza perduta nello scorrere delle ore.
“Procederemo con la denuncia – racconta -, anche stamattina siamo in difficoltà e non per colpa nostra. Sono le nove meno cinque, abbiamo finito di vaccinare il turno otto-nove. E ci sono quelli del turno undici-dodici che premono per entrare. Metteremo un banchetto, chi non vuole attendere sarà riprenotato ad altra data”. Una situazione limite che “dipende dall’inciviltà, non dalla disorganizzazione”.
“Le persone devono capire che non si tratta di spingere per entrare nel club esclusivo, bisogna avere la giusta pazienza. Ieri, il commissario Renato Costa ha finito di vaccinare all’una e mezza di notte – racconta La Rocca -. E deve prendersi gli insulti di chi non rispetta le regole? Non sono tutti, ovviamente. Molti sono rispettosi. Ma qualcuno, qualche furbetto, si presenta a orari non congrui, rispetto alla prenotazione e questo crea caos. Ho parlato con persone che sono qui e hanno l’appuntamento fissato all’una. Così, ripeto, non ce la possiamo fare mai. Ho visto io stesso macchine posteggiate fuori sotto i tendoni che devono accogliere chi si vaccina”.
Il diametralmente opposto al No Vax dilagante che dalle tastiere sfocia nel grande corridoio social: non solo voglio vaccinarmi, ma devo farlo prima degli altri, un passo avanti a chi mi sta davanti. Sembra improbabile, e invece nella terra che sovente strizza l’occhio all’anarchia, diventa fatto.
All’aggredito tutta la solidarietà di cui disponiamo. All’aggressore un afflato di biasimo rassegnato misto a tanta compassione.