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Villa Deliella, Argiroffi: «Vogliamo ricostruirla»

Realizzata nel 1905 a Piazza Croci a Palermo, la Villa dei Principi Deliella era una struttura in stile Liberty poi abbattuta (in appena una notte) nel 1959 sotto l’amministrazione di Salvo Lima, anche con il lascia passare della famiglia Lanza. La Villa, progettata da Ernesto Basile, era destinata per la famiglia dei principi Deliella, i coniugi Anna Drogo di Pietraperzia e Nicolò Lanza, un ramo dei Lanza Branciforte. L’abbattimento di Villa Deliella portò ad un parcheggio poi rivelatosi abusivo perché senza permessi. Oggi, proprio nell’area dove sorgeva la Villa, si vuole costruire il museo relativo al Liberty e alla storia del “sacco” di Palermo. Proprio del museo dove sorgeva Villa Deliella e del progetto, presentato anche all’Ars che chiederà i permessi per il terreno (la stessa Regione ha stanziato tre milioni di euro per la causa), ha parlato la Consigliere Comunale Giulia Argiroffi al Time Magazine di oggi.

 

Di seguito le sue dichiarazioni:

«L’obiettivo è che il terreno diventi pubblico. Il Principe Lanza, scomparso di recente, non era contrario all’idea del museo e anzi aveva il desiderio di riscatto morale dell’immagine della propria famiglia. Realizzazione del Museo Liberty? L’obiettivo è questo. Era il desiderio del Professore Sebastiano Tusa (ex Assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana deceduto poco più di un anno fa, ndr) che aveva fatto le valutazioni per le cifre per acquisire l’area. Questo del progetto è una vittoria dedicata a Sebastiano Tusa».

 

Giulia Argiroffi ha anche parlato della proposta avanzata per ricostruire Villa Deliella

«La proposta, avanzata anche in senso provocatorio, è anche quella di ricostruire la Villa per com’era. Oggi, il mondo accademico e non solo, che ha assistito inerme alla demolizione della Villa, vuole gridare con un gesto eclatante e ricostruire la villa. Secondo molti sarebbe uno spreco, ma ciò è una buona occasione per salvaguardare ciò che abbiamo. Meritiamo molto di più. Palermo, ai tempi di Basile, non era marginale come lo è oggi. Dobbiamo essere orgogliosi di questo pezzo importante della nostra storia».

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