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Nomofobia, all’Ars presentato un ddl per contrastare la dipendenza da smartphone

La dipendenza da smartphone, tablet e pc sta diventando un vero e proprio problema che colpisce diverse fasce di età, ma soprattutto i giovani che, specialmente nell’ultimo anno hanno dovuto rinunciare alla socialità per stare a casa a causa della pandemia. Questo tipo di dipendenza, ha un nome: Nomofobia.

Nei casi più gravi, il comportamento di una persona può cambiare e per contrastare ciò, i deputati regionali di Attiva Sicilia hanno presentato un decreto legge che aiuti a contrastare proprio questo tipo di ossessione.

A parlarci del ddl presentato all’Ars, la vicepresidente dell’Ars nonché deputata di Attiva Sicilia Angela Foti al Time Magazine di oggi:

«Una situazione che sta entrando sempre di più nella nostra quotidianità, soprattutto nell’ultimo anno dove siamo stati fortemente relegati in casa sia per il lavoro che la scuola. Parliamo di Nomofobia, NO Mobile Phone PhoBIA, ovvero la sensazione che si avverte quando si scarica il cellulare, non si ha credito, non si ha connessione. Quando si vive questa condizione con disagio e paura è una patologia. Una situazione che può scatenare ansia, insonnia, depressione, aggressività e impotenza. Cambiando di fatto il comportamento. Si parla di una fascia di età che è trasversale che colpisce un po’ tutte le generazioni, ma soprattutto i giovani che nell’ultimo anno hanno sviluppato determinati sintomi».

Cosa chiede Attiva Sicilia:

«Quello che chiediamo è che l’Assessorato alla Salute e quello all’istruzione, si mettano a lavoro per individuare delle strategie. Bisogna fare in modo che nelle scuole si affronti l’argomento così da saperlo gestire. Il disegno di legge serve per formare gli insegnanti così da gestire questo tipo di situazioni e sintomi che si manifestano nei ragazzi. Gestirli dunque con servizi di psicologia. Utilizzare questi oggetti come smartphone e tablet e non essere utilizzati da essi. La fragilità è tale che può esporre ragazzi a certe situazioni».

Determinati comportamenti che si possono riscontrare anche in persone a noi vicine:

«Conversando ci si rende conto che anche nelle esperienze personali, il compagnetto di scuola o la collega, c’è questo tipo di sensazione negativa. Non parlarne aggiunge danno al danno. Ci sono delle fasi di studio e bisogna imparare ad applicarle. Sì, bisogna educare anche gli adulti e le famiglie. Bisogna educare a prendersi del tempo. Il vero lusso è sapere staccare».

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