È una questione di qualità, o una formalità.
Fedeli alla linea della taverna. Da Giovanni Lindo Ferretti a Roberto Speranza è un attimo.
Perché, se mentre mezza Italia non può mettere la punta del naso fuori di casa, i posti di blocco in ogni dove minacciano domande finanche sulla propria igiene intima – signore, si è lavato prima di uscire per necessità o urgenza? -, negli ospedali c’è la fila che inizia in una provincia e finisce in un’altra, l’abbraccio e la stretta di mano sono diventati tangibili segni dell’esistenza del Demonio, insomma se mentre tutto ciò che era normalità appare sbiadito ricordo e malinconia, la cabina di regia del governo inserisce tra le linee guida per la riapertura dei bar la Scopa ed il Tressette, signori, non si può che alzare le mani e arrendersi ad un magnifico, impertinente, voluttuoso non senso della Ragione legislativa.
Ma è tutto vero.
Sì alla Scopa e al Tresette al bar. Nella bozza delle linee guida delle Regioni sulle riaperture, che sarà oggetto del confronto con Palazzo Chigi, è previsto il gioco con le carte o – attenzione qui – “con altri materiali di cui è possibile garantire una puntuale e accurata disinfezione. Consentito “purché siano rigorosamente rispettate” una serie di indicazioni: l’utilizzo della mascherina (il che aiuterà i puristi dello Scopone silenzioso), l’igienizzazione delle mani e delle superfici di gioco, il rispetto della distanza di un metro sia tra i giocatori allo stesso tavolo sia tra tavoli vicini.
La perla, come sovente si verifica, è alla fine: “si consiglia inoltre la sostituzione frequente dei mazzi di carte”. Poker face.
Manuel Mannino