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FU TRA GLI ARTEFICI DELLA STRAGE DI CAPACI DOVE MORIRONO I MAGISTRATI FALCONE E MORVILLO E I TRE AGENTI DELLA SCORTA VITO SCHIFANI, ROCCO DICILLO E ANTONIO MONTINARO.

 

Giovanni Brusca è libero. Colui che ha premuto il pulsante per la strage di Capaci e fatto scogliere nell’acido il piccolo Giuseppe Di Matteo, ha scontato la sua pena ed è ora un uomo libero.

 

Un esito “annunciato” e previsto dalla legge sui collaboratori di giustizia. Brusca, arrestato ad Agrigento nel 1996 e definito anche “scannacristiani”, ottenne la “patente” di pentito nel marzo del 2000 dopo numerose polemiche. Già allora, prima di ieri, la notizia dei suoi sconti di pena aveva scatenato l’ira degli italiani e soprattutto dei parenti delle numerose vittime che Brusca ha fatto nel corso della sua vita passata sotto le direttive di Salvatore Riina.

 

Da collaboratore di giustizia Brusca ha contribuito a svelare ai magistrati e alle procure d’Italia segreti e retroscena di Cosa Nostra, anche in ambito dei contatti con il mondo politico e imprenditoriale.

 

Ieri, come anticipato da l’Espresso, è stato l’ultimo giorno di carcere a Rebibbia dove sarebbe dovuto uscire il prossimo ottobre, ma grazie ad un ulteriore sconto di pena la sua scarcerazione è stata anticipata. Negli anni Brusca ha potuto godere di permessi premio di qualche giorno grazie alla “buona condotta”.

 

Adesso Giovanni Brusca è un uomo libero, sottoposto a controlli e protezione, ma libero. Tecnicamente resta però sottoposto a quattro anni di libertà vigilata. A deciderlo, in uno dei processi più recenti sul conto del condannato, la corte d’Appello di Milano.

 

L’intervento di Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, il magistrato ucciso dalla mafia il 19 luglio 1992 in Via D’Amelio, al Time Magazine:

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