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di Davide Venza

La vicenda

Un’altra macabra storia che va a macchiare la cronaca del nostro paese. Sono passati tre giorni da quel triste 13 giugno, quando Martina Patti, donna di 23 anni residente in un piccolo comune della città di Catania, denuncia ai carabinieri il rapimento della figlia di 5 anni Elena Del Pozzo. Era andata a prenderla a scuola quando, sulla strada per tornare a casa, l’auto sulla quale viaggiavano sarebbe stata bloccata da tre uomini incappucciati e armati, i quali avrebbero sottratto la bambina dal veicolo della madre e caricata su un altro mezzo per scappare via. Un sequestro di persona anomalo in quanto, specialmente in Sicilia, al giorno d’oggi sono rarissimi i casi di rapimento in cambio di un riscatto monetario. Col passare delle ore e l’approfondimento delle indagini, è apparso chiaro agli inquirenti, che la versione raccontata dalla madre della piccola Elena, non fosse verosimile.

Le indagini e la confessione

Dopo aver passato al vaglio le registrazioni delle telecamere del luogo dove sarebbe avvenuto il sequestro, le forze dell’ordine hanno accertato la mancata corrispondenza al vero del fatto denunciato. In seguito a una notte di interrogatorio, nella quale Martina Patti ha dimostrato di contraddirsi su più aspetti, è arrivata la confessione. “L’ho uccisa io, come se qualcuno si fosse impadronito di me”. Questa l’unica spiegazione della madre che non ha fornito ulteriori informazioni per capirne il reale movente. Ha segnalato lei stessa il luogo nel quale si trovava sepolta la bambina: un terreno in una campagna a Mascalucia, a pochi metri dalla propria abitazione. Per commettere il delitto sarebbe stato utilizzato un coltello da cucina.

Il luogo del delitto è ancora un giallo

Restano ancora diversi punti oscuri nella ricostruzione del delitto, a cominciare da dove la donna ha ucciso sua figlia. Patti ammette di aver ucciso la figlia nello stesso luogo dove ha fatto ritrovare il cadavere. Diversa l’ipotesi dei carabinieri di Catania, convinti che la bambina sia stata uccisa in casa, per essere portata in un secondo momento nel terreno di campagna. I dubbi però restano su come possa aver fatto tutto questo la donna in pieno giorno senza destare sospetti.

Il movente

All’origine del gesto potrebbe esserci stata la gelosia che Martina Patti provava nei confronti dell’attuale convivente dell’ex compagno Alessandro Del Pozzo. Gelosia per l’affetto che Elena mostrava nei confronti della nuova compagna del papà. “Non tollerava che vi si affezionasse anche la propria figlia” dicono gli inquirenti. Una rabbia che sarebbe covata dentro Martina fino al punto da portarla a premeditare il delitto con un piano studiato nei dettagli.

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