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Accusato di omicidio colposo il medico vaccinatore

Sono ufficialmente concluse le indagini sulla morte di Cinzia Pennino. La professoressa del don Bosco Ranchibile si è spenta a 46 anni il 28 marzo 2021. La diagnosi ha da subito destato sospetti: trombosi addominale. Difficile non pensare che potesse esserci almeno un legame con il vaccino per il Covid19 fatto qualche tempo prima. Alla Pennino l’11 marzo precedente era stato somministrato il vaccino AstraZeneca. La Procura della Repubblica, a conclusione delle indagini, procede dritta verso l’ipotesi di omicidio colposo. La docente, secondo quanto riportato dai referti medici, era un soggetto vulnerabile perché obesa. Il medico responsabile avrebbe dovuto evitare il vaccino AstraZeneca somministrandone uno mRNA. Questo sarà l’impianto accusatorio dal quale dovrà difendersi Vincenzo Fazio, medico responsabile secondo la Procura dell’accaduto.

Come andarono i fatti

Stando al racconto che i familiari di Cinzia Pennino hanno affidato ai legali Luigi Miceli e Alessandro Palmigiano, il 7 marzo 2021 la vittima si era recata al centro vaccinale della Fiera del Mediterraneo. La professoressa, in qualità di docente, aveva ottenuto la priorità nella vaccinazione ma sarebbe stata rimandata indietro senza alcun siero a causa della sua severa obesità. L’11 marzo Cinzia Pennino ritornò all’hub vaccinale ed a seguito di una normale prenotazione le venne inoculato l’AstraZeneca. Secondo quanto ricostruito, il medico di turno non ritenne l’obesità un elemento ostativo e la stessa Pennino, tranquillizzata da Fazio, firmò il modulo di consenso informato. Intorno a questo passaggio ruota l’impianto accusatorio che porterà a processo proprio Vincenzo Fazio. Secondo la Procura, la professoressa Cinzia Pennino era soggetto vulnerabile ed il fatto che Fazio abbia somministrato l’AstraZeneca può aver determinato la trombosi addominale fatale.

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