Condividi:

Dopo 22 mesi di prigionia, Patrick Zaki è stato scarcerato.

Una notizia che fa credere ancora nella giustizia e nelle istituzioni. Dopo quasi due anni di detenzione in Egitto, Patrick Zaki è stato finalmente rilasciato. Lo studente egiziano dell’Università di Bologna non è stato, però, ancora assolto. Le accuse a suo carico sono di “diffusione di notizie false dentro e fuori il paese”. L’1 febbraio 2022, ci sarà, infatti, un’ulteriore udienza dinanzi l’autorità giudiziaria egiziana.

Zaki è stato liberato nel primo pomeriggio di oggi. Ad attenderlo all’esterno del commissariato di polizia della città di Mansoura, c’erano la madre, la fidanzata e la sorella. Molto emozionanti le foto che hanno fatto il giro del mondo ritraenti il giovane sorridente tra le loro braccia.

“Grazie Italia, voglio tornare presto”, queste le parole del giovane che, prima di quel tragico febbraio 2020, stava frequentando un master in Studi di Genere e delle Donne all’Università di Bologna. Era stato arrestato in aeroporto al suo arrivo in Egitto, dove contava di trascorrere un breve periodo di vacanza con la famiglia.

L’incubo di Patrick Zaki trova origine in un articolo pubblicato nel 2019 sul giornale Daraj, in cui il ragazzo avrebbe mosso delle critiche nei confronti del governo egiziano per il trattamento riservato alla comunità cristiana copta (a cui la famiglia di Zaki appartiene). Secondo quanto detto dal suo avvocato, lo studente egiziano -subito dopo l’arresto – sarebbe stato sottoposto a torture, scosse elettriche e minacciato di stupro. Dopo alcuni mesi, sarebbe stato trasferito dall’istituto penitenziario di Mansura a quello di Tora (noto per ospitare i prigionieri politici) dove era stato detenuto in condizioni inumane e degradanti. Inoltre, per parecchi mesi non gli è stato permesso di comunicare con l’esterno e neppure di ricevere visite dalla famiglia.

Condividi: