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Peppino Impastato nasceva a Cinisi il 5 gennaio 1948 e, oggi, avrebbe compiuto 73 anni.

Nel giorno del suo compleanno, ricordiamo un uomo che ha creduto più nel coraggio che nella paura: Peppino Impastato. La sua preziosa vita – spezzata per vile mano mafiosa a soli 30 anni – è stata dedita alla giustizia, all’impegno sociale e alla lotta alla mafia. Scelte complicate e coraggiose hanno allontanato Peppino Impastato da un destino familiare, apparentemente, segnato. Nella sua battaglia contro la criminalità organizzata, infatti, si  è ritrovato a dover combattere anche con la sua stessa famiglia collegata ad ambienti mafiosi. A soli 15 anni, presa coscienza del fenomeno mafioso a seguito del brutale assassinio di Cesare Manzella (marito della zia paterna), ha deciso di prendere le distanze dai consigli e dal codice comportamentale del padre Luigi, capo del piccolo clan e membro di un clan più vasto, che lo ha cacciato via di casa.

Peppino Impastato, all’età di 17 anni, ha cominciato a muovere i primi passi nel giornalismo, fondando il giornalino (poi sequestrato) “L’idea socialista” e ha preso parte al mondo politico, aderendo al PSIUP. Come dichiarato dallo stesso Impastato in un’autobiografia: “Approdai al PSIUP con la rabbia e la disperazione di chi, al tempo stesso, vuole rompere tutto e cerca protezione… Arrivai alla politica nel lontano novembre del ’65, su basi puramente emozionali: a partire cioè da una mia esigenza di reagire ad una condizione familiare ormai divenuta insostenibile”. 

La radio e la cultura di Peppino Impastato

Il giovane cinisaro Impastato ha creduto molto nei concetti di unione e di aggregazione ispirati all’arte. Infatti, proprio “Musica e Cultura” era il circolo da lui organizzato nel 1975 che mirava ad essere un punto di ritrovo e di riferimento per i giovani di Cinisi. Anche la radio ha avuto un ruolo fondamentale nel desiderio di giustizia di Peppino il quale, due anni dopo, ha fondato l’emittente autofinanziata “Radio Aut” avente l’obiettivo di scuotere coscienze e di denunciare i loschi affari della politica e della mafia locale. Non le mandavano a dire i ragazzi di Radio Aut che con la controinformazione e la satira hanno cercato di aprire gli occhi, a costo della loro vita. Il programma satirico di Peppino, “Onda pazza a Mafiopoli”, era il più seguito a Cinisi e quello che ha fatto infuriare Tano Badalamenti, boss e mandante dell’omicidio di Peppino, appellato nella trasmissione con “Tano Seduto”.

Erano scomode e lungimiranti le idee di Peppino Impastato che ha vissuto per il giornalismo ma anche per la politica che tanto avrebbe voluto rivoluzionare. Non gli è stato dato, però, il tempo di poterlo fare perchè – nel maggio 1978, qualche giorno prima delle elezioni comunali alle quali aveva partecipato – è stato fatto fuori dalla mafia con una carica di tritolo collocata lungo i binari della ferrovia di Cinisi. Dopo tanti anni, la giustizia italiana in cui ha creduto fermamente la madre di Peppino, è riuscita a ridare onore e dignità al figlio che, tramite depistaggi, avrebbero voluto far passare come un attentatore-suicida. Il 5 marzo 2001, infatti, la Corte d’assise ha riconosciuto Vito Palazzolo colpevole e lo ha condannato a trent’anni di reclusione. L’11 aprile 2002, anche Gaetano Badalamenti (“Tano Seduto”) è stato riconosciuto colpevole e condannato all’ergastolo.

Il casolare dell’omicidio di Peppino Impastato

Il casolare di Cinisi dove fu ucciso Peppino Impastato è stato, finalmente, espropriato nel mese scorso ed è patrimonio della Regione Siciliana. La complessa e lunga procedura di espropriazione si è conclusa positivamente, dopo anni di lotte per sottrarre il casolare alla completa distruzione. Ad annunciarlo è stato il Governatore della Sicilia, Nello Musumeci, nel dicembre 2020, esattamente nel giorno dell’anniversario della scomparsa della madre di Peppino, Felicia Bartolotta.

I cento passi di Peppino Impastato

L’arte e la bellezza in cui credeva Peppino contribuiscono a tenere in vita i suoi ideali. Sia il cinema che la musica formano coscienze. Tra le innumerevoli iniziative e le svariate opere artistiche non possiamo non ricordare “I cento passi”, film di Marco Tullio Giordana con protagonista il palermitano Luigi Lo Cascio nel ruolo di Peppino. Così come vale la pena menzionare l’omonima canzone dei Modena City Ramblers. Quei cento passi rappresenterebbero in modo figurato la distanza tra la casa di Peppino Impastato e quella del boss Tano Badalamenti. Una distanza per riflettere su cosa sia il bene e su cosa sia la mafia, una distanza per urlare nel nostro cuore che “la mafia è una montagna di merda”.

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